Se svolgo prestazioni occasionali in ritenuta d’acconto, posso emettere ricevute per compensi che vanno oltre i 5.000€? O devo per forza aprire partita iva? Quando devo aprire partita iva?
È possibile svolgere prestazioni occasionali del valore superiore a 5.000€, infatti non esiste un tetto massimo.
In un anno potresti benissimo emettere ricevuta in ritenuta d’acconto, ad esempio, per 20.000€ e, però, (attenzione) pagarci poi le imposte Irpef sulla base dei vari scaglioni (23%, 27%, 38%, 41% e 43% in base alla situazione) quando presenterai la dichiarazione dei redditi (730).
Non è infatti sufficiente la ritenuta d’acconto del 20%, che è appunto solo un acconto sulle imposte. Andrà poi conteggiato il calcolo effettivo delle imposte dovute e andrà versata la differenza.
Quando si parla di limite di 5.000€ lordi annui, spesso c’è molta confusione.
Facciamo chiarezza, innanzitutto una cosa sono le imposte (comunemente chiamate “tasse”) e una cosa i contributi Inps (ovvero i contributi per la tua futura pensione).
Se ricevi somme in ritenuta d’acconto al di sotto di 4.800€ e non hai altri redditi (es. non hai case, non hai introiti come affitti che ricevi, non hai un lavoro dipendente…), queste somme sono esenti, ovvero non ci devi pagare le “tasse”.
Puoi quindi non presentare la dichiarazione dei redditi (il 730).
Tuttavia, ti consiglio sempre di farlo perché in questo modo puoi recuperare il credito della ritenuta d’acconto del 20% che ti è stata trattenuta ad ogni pagamento. Quelle somme, infatti, ti erano state trattenute come anticipo di eventuali “tasse”, ma essendo sotto i 4.800€ le imposte non sono dovute e quindi hai diritto a fartele restituire. Questo è possibile solo con la dichiarazione dei redditi.
Se invece decidi di non presentare il 730, in quanto non sei obbligato, quei soldi che ti sono stati trattenuti non li rivedrai più.
Regalare circa 1.000€ allo Stato è molto onorevole ma non credo che piaccia alle tue tasche.
E la soglia dei 5.000€? A cosa si riferisce?
Se superi i 5.000€ scatta un altro obbligo: devi iscriverti alla gestione separata Inps per pagare i contributi.
Mi raccomando: se superi questa soglia devi comunicarlo al tuo committente. Infatti, se il committente è un soggetto in partita iva (es. un’azienda) deve pagarti lui i 2/3 dei contributi Inps in quanto sono a carico suo, deve inoltre comunicare i flussi all’Inps (la cosiddetta “denuncia mensile Uniemens”) e deve rilasciarti una Certificazione Unica (detta CU ovvero l’ex CUD).
Un terzo dei contributi sono invece a carico tuo e l’azienda li verserà direttamente all’Inps per conto tuo trattenendoli dai compensi che ti paga.
Se non comunichi il superamento della soglia, l’azienda non potrà fare questi pagamenti relativi ai contributi. Questo vuol dire che dovrai occupartene tu quando presenterai la dichiarazione dei redditi e purtroppo a quel punto saranno tutti a carico tuo!
E quindi la partita iva?
L’apertura della partita iva non dipende dalle soglie di 4.800€ o di 5.000€ ma dal fatto che l’attività sia un’operazione svolta in modo professionale e organizzato oppure no.
Se l’attività è occasionale, fatta una tantum e in modo saltuario non devi aprire partita iva.
Questo è il caso di chi vende la propria moto (ad esempio a 10.000€, quindi sopra i 5.000€): non è obbligato ad aprire una partita IVA, perché è una vendita occasionale.
Altro esempio: ho finito gli studi e voglio svuotare la mia cameretta che ormai è troppo disordinata. Decido quindi di vendere la mia libreria con tutti i libri.
Se, invece, inizi a fare e-commerce e a commerciare moto/mobili o qualsiasi altro bene su un account da venditore professionale su un e-marketplace (Ebay, Amazon…) o sui social (Facebook, Instagram…), sei qualificato come venditore abituale e devi aprire la partita IVA fin da subito, perché offri una vendita online continua di beni che il cliente può acquistare in qualsiasi momento h24 e quotidianamente.
Questo non può essere qualcosa di occasionale bensì di continuativo.
Servono quindi l’apertura della partita iva all’Agenzia delle Entrate, l’iscrizione in Camera di Commercio, l’iscrizione all’Inps, l’iscrizione all’Inail (se hai dipendenti), la comunicazione dell’avvio dell’attività al Comune in cui svolgi l’attività e l’iscrizione al Registro VIES se svolgi operazioni intracomunitarie.
Non preoccuparti, il commercialista esiste per questo, per aiutarti in tutte queste pratiche.
L’obbligo della partita IVA, ribadisco, non è soggetto al raggiungimento della soglia dei 5.000 euro lordi annui ma dipende dalla natura delle attività svolte.
Se hai dubbi sul fatto che la tua attività comporti l’obbligo di apertura di partita iva oppure no, consulta il commercialista.
Altro aspetto importante da tenere a mente:
poniamo il caso che tu voglia intraprendere l’attività di libero professionista/freelance e che tu abbia già un sito per presentare i tuoi lavori e proporti ai tuoi possibili clienti.
Dal punto di vista fiscale la tua attività è considerata continuativa, abituale e organizzata e non una prestazione occasionale.
Sei obbligato quindi a regolarizzare la tua posizione, ad aprire la partita iva e ad iscriverti alla gestione previdenziale corretta.
Nel sito, inoltre, andrebbero riportate le informazioni fiscali come la denominazione/ragione sociale, la sede/luogo di esercizio e il numero di partita IVA.
Se non apri partita iva potresti incorrere in pesanti sanzioni. Oggi i primi controlli che effettuano sono proprio sul web.
Lo stesso discorso vale anche se hai una pagina social (Facebook/Instagram) dove promuovi la tua attività.